September 24, 2022

ENZO TORTORA Un “orrore” giudiziario

Non vi è definizione che può rendere meglio quanto accaduto nelle nostre aule di giustizia. Lo ha ricordato ieri sera (Rai Tre) con garbata e sincera commozione l’avvocato Raffaele Della Valle, amico e difensore di Enzo Tortora, raffinato e colto signore di una televisione che non c’è più. Inviso a tanti sol perché era più bravo di quei tanti.

Cosa sia accaduto è noto. Come sia finita pure. Enzo Tortora dal carcere di Bergamo scriveva alla sua compagna: “Sono come svuotato, credimi, e ormai indifferente a quello che di nuovo, di infame, hanno detto. Bisogna che da fuori la battaglia non si spenga: li fa impazzire di rabbia. E i pazzi, prima o poi, come vedi, sbagliano. Ma hanno il potere, un potere tremendo, inumano. Impensabile, in democrazia. Solo tre categorie di persone (ho scoperto) non rispondono dei loro crimini: i bambini, i pazzi e i magistrati”.

Si congedò dai giudici che di li a poco lo avrebbero giudicato gridando: “Io sono innocente. Spero, dal profondo del mio cuore, che lo siate anche voi”. Forse qualche magistrato se lo chiede ancora oggi.

Un suo cavallo di battaglia era pronunciare con un’enfasi tutta sua la parola “orrore!!”. E quando lo faceva non poteva neanche lontanamente immaginare quale orrore giudiziario lo avrebbe poi travolto.Uccidendolo.

Come ha ricordato ieri sera l’avvocato Della Valle, la condanna di Tortora in primo grado non va letta come un fisiologico errore giudiziario ma come un deliberato, sciagurato, inaccettabile, vergognoso capitolo di storia italiana.Fortemente voluto proprio da chi lo doveva (e voleva) giudicare.