Stefano Zurlo
Peccati e vizi nelle sentenze del CSM
IL NUOVO LIBRO NERO DELLA MAGISTRATURA
Ed. Baldini-Castoldi
Stefano Zurlo, giornalista e noto volto televisivo, prosegue il suo viaggio all’interno delle sentenze della Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura. Un viaggio iniziato nel 2020 con il primo “Libro nero della magistratura”, ora arricchitosi di ulteriori pagine che, ancora una volta, lasceranno sconcertato il lettore. Pagine che paiono tratte da trame di film della nostra commedia all’italiana o prodotto di una fervida fantasia che mai e poi mai potrebbe trovare riscontro nella realtà. Invece si racconta di fatti e vicende che hanno visto protagonisti (in negativo) alcuni giudici.
Una assoluta minoranza che -precisa l’autore- ha però “anteposto alla correttezza e sacralità del proprio difficilissimo compito, interessi meschini, denaro, potere, favori e scambi vantaggiosi con questo o quel potente”. Peccati che possono riferirsi a qualunque professione o categoria. Vero. Non vi è dubbio però che quando in gioco vi è la limitazione della libertà (come anche il riconoscimento di non trascurabili diritti) le aspettative verso chi amministra la giustizia non possono che essere elevatissime e le certezze quasi granitiche.
Dato questo presupposto, condivisibile, Zurlo ci rende partecipi di alcune delle tante vicende delle quali si è occupata la Sezione disciplinare del CSM. Alcune bizzarre, altre meno. E forse assai più preoccupanti.
Si racconta del giudice sospettato di avere percosso la moglie che, manco a dirlo, ritratta ogni accusa non evitando al togato la sottrazione di sei mesi di anzianità. Di quello (il giudice) troppo amico (e troppo tifoso) di un capitano d’industria tanto da ricevere una censura dal CSM. Della segretaria di un certo giudice che va a sostenere un esame universitario direttamente nello studio del docente, amico del predetto giudice. Di una Porsche Cayenne proposta come auto di cortesia ad un magistrato e che costerà a quello, come sanzione comminata dal CSM, un anno di anzianità. Meno bizzarra la vicenda che riguarda un commento gravemente offensivo “sfuggito” ad un p.m. durante un’udienza da remoto, profondamente lesivo di una persona coinvolta in un certo procedimento come anche del proprio avvocato. Non anticipo la decisione del CSM che suggerisco di leggere con attenzione.
Quello che colpisce leggendo questo libro è un certo lassismo che traspare dalle motivazioni che hanno condotto alle sanzioni di volta in volta applicate nei confronti dei giudici "incolpati". Soprattutto laddove i reati dei quali avrebbero dovuto occuparsi erano reati gravi. Molto gravi. O lo erano le censure a loro mosse che avrebbero dovuto condurre ad una sanzione forse diversa.