Roma, 16 luglio 2023. Palazzo Rospigliosi
Ancora una riflessione sulla riforma dell’articolo 9 della Costituzione italiana che solennemente ci dice che “La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Non senza avere tutelato l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi.
Una riflessione svolta da autorevoli giuristi a più di due anni da quella che da alcuni è stata definita, credo in modo eccessivo, una rivoluzione copernicana.
Rivoluzione che deve fare i conti con una realtà desolante se, come si evincerebbe dal database della International Union for the Conservation of Nature (dati 2023) 42 mila delle 150 mila specie classificate sono in pericolo di estinzione. Processo irreversibile e proporzionale allo sfruttamento della natura su scala mondiale.
Tema forse centrale del convegno è stato quello della soggettività in capo agli animali. I diritti, come noto, non possono che competere ai soggetti, siano essi persone fisiche, giuridiche, enti non personalizzati. Attribuire diritti agli animali significa considerarli soggetti. E’ sostenibile ciò o si tratta di una ideologizzazione? E lo è nella misura in cui la tutela degli animali cede, anzi retrocede, innanzi ai diritti degli umani. Ergo la tutela degli animali deve spingersi il più avanti possibile sin dove è conciliabile con gli interessi umani. Il riconoscimento di diritti (in favore degli animali) è solo una delle possibili tecniche di tutela. Va altresì ricordato che il tema dei diritti è indissolubilmente legato a quello dei doveri, anche in capo agli animali pur riconosciuti esseri senzienti. Ecco allora come la “mitologia dei diritti in favore degli animali” è certamente utile per rinforzare la loro tutela ma ancora inidonea per poterli considerare soggetti di diritti perché incapaci di essere destinatari di doveri.
Si tratta di posizioni forti, probabilmente non pacificamente condivise e sulle quali il dibattito è sempre più acceso. Che contengono, a sommesso parere dello scrivente, una verità che è quella per cui la tutela verso gli animali è ancora prevalentemente finalizzata agli interessi umani. Passando per la ricerca spasmodica e difficile del giusto bilanciamento, equilibrio. Sempre “sbilanciato” verso l’incolumità dell’uomo e delle sue esigenze.
Certo è che affermare un diritto umano significa affermare l’uguaglianza dei diritti. Non ci possono essere discriminazioni sui diritti fondamentali. Ma se io parlo del diritto di un animale le cose cambiano. Pensiamo al diritto alla sopravvivenza del lupo, lupo che si ciba degli agnelli. E’ difficile potere affermare il diritto alla sopravvivenza del lupo con il diritto alla sopravvivenza degli agnelli. Chi non è preoccupato della conservazione della terra. Se l’uomo è pericoloso per l’ecosistema, eliminiamo l’uomo. Siamo così sicuri che tutto debba essere attratto nell’orbita del diritto? Ha ragione Tomaso Epidenedio (diritti contro) quando scrive che il diritto è coazione, è lacrime e sangue. La norma giuridica aspira alla generalizzazione ma vi sono situazioni etiche difficilmente generalizzabili. Quando quella situazione è stata attratta nell’orbita del diritto un giudice ne imporrà la sua applicazione.
E dunque siamo tutti in attesa di capire cosa realmente e concretamente accadrà a seguito di questa riforma che, parliamoci chiaro, per quanto riguarda la tutela degli animali nulla ha detto. Anzi, a ben guardare, ha creato non pochi problemi di interpretazione (coesistenza di leggere delle stato ee altre fonti normative; coesistenza di animali, tutelati da una legge dello stato e allo stesso tempo nemici dell’ambiente, biodiversità end ecosistema (si pensi al granchio blu, all’orso, al cinghiale, dalla nutria).
E se il buongiorno si vede dal mattino, si annuncia una giornata pessima.