Oggi più che mai gli animali -soprattutto quelli domestici -interagiscono in modo importante con noi. Un’ interazione che percepiamo da tanti indicatori. Uno è senza dubbio la loro importante presenza all’interno delle famiglie. La crescita, esponenziale, delle liti che, a diverso titolo, sono riconducibili, direttamente o indirettamente a tale presenza rappresenta un altro importante marcatore. Lo è meno, a mio personalissimo parere, la ritenuta aumentata sensibilità verso gli animali e il loro benessere. Incipit di ogni articolo dedicato al tema e di ogni conversazione pubblica o privata sempre riferita alla questione animale. Di quale sensibilità parliamo? Di quella che ci fa spendere migliaia di euro per acquistare un cane che molto probabilmente trascorrerà la sua breve vita all’interno di uno studio veterinario? E cosa intendiamo per benessere animale? Un sinonimo di sicurezza per la salute pubblica? Concetti, quelli di sensibilità e benessere animale che mal sii conciliano con un numero ancora impressionante di cani abbandonati ogni anno. Con canili ancora stracolmi, soprattutto in certi territori del nostro paese dove il randagismo rimane un problema irrisolto. Con i reati di maltrattamento (o comunque con ipotesi delittuose riconducibili agli animali) che sono ancora troppi, compreso il maltrattamento etologico che stringe l’occhio a settori commerciali importanti. Come sono ancora tante le manifestazioni lungo tutto lo stivale che utilizzano animali per onorare santi e vice santi.
Come noto alcune associazioni animaliste e ambientaliste hanno sfidato la politica chiedendo una dichiarazione di intenti relativa alle questioni riferibili agli animali. Indicati alcuni temi (che poi sempre quelli da anni, segnale ovviamente preoccupante) si è chiesto quale posizione il futuro Parlamento avesse eventualmente assunto e i motivi di quella stessa posizione. I risultati -da quanto leggo oggi sui social - è poco presente nei programmi elettorali.
Programmi elettorali di quei partiti all’interno dei quali sono schierati coloro che solo qualche mese fa hanno modificato la Costituzione. Se una superficiale lettura dell’articolo 9 come riformato autorizza i proclami di giubilo ricordati, una più attenta riflessione ne evidenzia non poche zone di ombra. Una di queste riguarda l’esplicito rinvio alla riserva di legge (“La legge dello stato determina i modi e le forme di tutela della legge”). Si è dunque tolta competenza alle Regioni riservando la materia allo Stato. Non è passaggio da poco. Se il “regionalismo” in alcuni casi ha segnato una pericolosa, maligna e inconcepibile differenza in tema di benessere animale, la modifica mette in discussione il riparto di competenze tra Stato e Regioni di cu all’art. 117 sempre della Costituzione, senza indicarne però alcun principio di risoluzione.