May 7, 2025

Una buona formazione risolve ogni problema? DIFFERENTI PUNTI DI VISTA

Ho letto con interesse l’articolo sul Corriere della Sera dedicato al protocollo per la sicurezza in tema di cani e aggressioni, riconducibile ad un progetto di Angelo Vaira, autorevole voce della cinofilia italiana. Un protocollo, spiega  Vaira, di formazione che consenta ai proprietari di essere preparati per gestire qualunque situazione in cui il cane si possa trovare, all'aperto ma anche nell'ambiente domestico. Una valutazione finale, leggo, certificherà se il binomio cane-persona sarà effettivamente in grado di affrontare la vita reale senza preoccupazioni.

Condivido pienamente molte delle considerazioni riportate nell’articolo e riconducibili al pensiero di Vaira. Una fra tutte quella per cui alcune razze, per le caratteristiche fisiche dell'animale e per le motivazioni innate della razza stessa, sono più problematiche di altre e che dunque non è solo una questione di inadeguatezza dei relativi proprietari. Ne sono assolutamente convinto.

Ed è proprio partendo da questa condivisione di punti di vista mi trovo invece meno d’accordo laddove il Dott. Vaira afferma  che «nonostante la razza abbia il suo peso, il punto di partenza è che se un cane lo sai condurre e tenere in sicurezza non è più un pericolo per nessuno. Anche pitbull e rottweiler bene educati possono essere gestiti in serenità da proprietari consapevoli e preparati».

Un’affermazione forte, forse -e lo dico con il massimo rispetto per il pensiero di Vaira -audace in un momento in cui il tema dei cani cd. pericolosi -complice anche una cronaca amplificata non sempre in modo corretto dai social- è al centro del dibattito cinofilo e non solo. Ne sembra interessato anche il legislatore, quest’ultimo ricevente di proposte regionali in materia che dovrebbero condurre ad un testo unico nella forma della legge ordinaria. Che sconta sempre il rischio di essere una legge manifesto, come non poche volte il nostro legislatore ha proposto.

Provo a spiegare il mio opinabilissimo punto  di vista.

Se l’obiettivo è quello di certificare un cane affidabile e senza problematiche di comportamento prendendo in considerazione il binomio cane-conduttore nella vita quotidiana (quella di tutti i giorni, diversa da quella simulata in recinti sotto lo sguardo attento di educatori e/o addestratori cinofili) non vi è dubbio che siamo davanti ad un’aspettativa importante e impegnativa, soprattutto per lacune tipologie di cani. Quelle che hanno una spiccata dipendenza da relazioni esclusive con talune persone,  uniche in grado di potere gestire quel determinato cane con il quale da sempre si relazionano. E con il  quale magari  hanno condotto un lungo e validissimo corso di formazione.  Cani che vivono  all’interno di comunità solitamente composte di più individui.  Familiari, vicini di casa, amici (dato non irrilevante se pensiamo che spesso le aggressioni avvengono proprio all’interno delle quattro mura casalinghe, come anche ricorda Vaira).  Il cane infatti, quale essere vivente, agisce (anche) per motu proprio (vivaddìo!).  Diversamente sarebbe una macchina, un’automa. E dunque il “migliore amico dell’uomo” può agire indipendentemente da quello che l’umano ha potuto, voluto, creduto di insegnargli, temo illudendosi di avere risolto, ora per allora, ogni problema di convivenza e socializzazione con altri umani e non umani. E questo “motu proprio” potrebbe essere determinato da modificazioni comportamentali riconducibili a patologie che ignoriamo o non percepiamo. Il dolore originato da fenomeni infiammatori, vascolari, degenerativi, neoplasie, l’assunzione di farmaci possono (potrebbero) scatenare aggressività maligna nel cane.  Patologie neuropsichiatriche tipiche di alcune razze sono all’origine di comportamenti non usuali quali episodi di allucinazioni visive con predazione di prede immaginarie e possibili aggressioni al proprietario. Quando questo si verifica un occhio poco attento non riuscirebbe a dare una spiegazione a quella certa aggressione non capendo che un cane in salute attiva una aggressività oltre soglia solo a seguito di un forte stimolo (sempre possibile nella vita reale !!!) mentre un cane non in salute sarà più sensibile (in termine di risposta aggressiva) a stimoli apparentemente banali. Mi chiedo allora se davvero siamo in grado di assicurare, ora per allora, quel binomio perfetto che sarà effettivamente in grado di affrontare senza preoccupazioni la vita con le infinite sue variabili. Compresa quella per cui i componenti di quel binomio non sono uno accanto all’altro in quel determinato istante, luogo, momento, accadimento.

Ricordo che il nostro sistema normativo prevede la responsabilità oggettiva. Perché si abbia la responsabilità del proprietario di un cane non si deve aver riguardo alla condotta del suo proprietario o detentore quanto invece al fatto materiale da quel cane posto in essere, cioè al fatto che l'incidente si è verificato a causa di quel cane, indipendentemente da ogni valutazione riferibile al suo proprietario. Quello che conta è il fatto proprio dell'animale “secundum o contra naturam”, comprendendosi in tale concetto qualsiasi atto o moto dell'animale che dipenda dalla natura dell'animale medesimo e che prescinde dall'agire dell’uomo. Quello che conta è il fatto proprio del cane. E il fatto proprio dell’animale tanto avrà conseguenze più severe quanto più vi sarà pericolosità riconducibile non al cane ma alle conseguenze di quel fatto riconducibile a quel cane. Alla sua mandibola, alla sua forza. Alle sue caratteristiche naturali o da noi indotte su quel cane. Alla sua memoria di razza.

Possiamo contenere questa pericolosità (che è altra cosa rispetto all’aggressività) con un corso di formazione? Temo sia alquanto difficile. Le attuali norme, civili, penali e amministrative intervengono quando il danno è stato gìà prodotto.  Si ha invece il dovere di impedire che quel danno venga fatto. E qui la palla passa al Legislatore. Poi ai soggetti ai quali viene affidato il delicato e preliminare compito di creare prima quel binomio uomo -cane e poi di verificare l’assenza di problematiche di comportamento. E qui non è consentito sbagliare. Non possono privilegiarsi interessi diversi da quelli di tutela della incolumità di non umani e umani. Occorre individuare persone realmente capaci e soprattutto qualificate. Impresa assai difficile stante un pericoloso e non accettabile vuoto normativo che coinvolge la più parte dei soggetti che operano in questo mondo.  La risposta non può essere affidata al fai da te. E oggi lo è. Occorre che i componenti del binomio cane-umano vengano anche  considerati separatamente  e non solo come in un qualsiasi concorso di bellezza o agility, in contesti che appaiono molto lontani da quella che poi sarà la realtà.  Non solo una certa tipologia di cani può non essere adatta a certe persone. A volte ad una certa tipologia di soggetti è assolutamente sconsigliato avere un cane, quale esso sia.

E allora prima di mettere mani ad una seria e definitiva proposta dobbiamo interrogarci sulle competenze reali di tutti i soggetti coinvolti e protagonisti di questo variegato mondo.  Un mondo lasciato spesso alla improvvisazione. Ai luoghi comuni. Ad un tifo da stadio. Ai social.

fp

Garante Tutela Animali

Comune di San Giuliano Milanese