Convegno del 9 aprile 2025 organizzato dalla Commissione Diritto degli esseri animali presso il COA di Milano
La tradizione del fercolo, cioè il trasporto dei simulacri sacri attraverso un carro sul quale viene posta la statua della divinità omaggiata, è dura a morire. Non raramente in nome di questa tradizione muoiono -se non già morti perché da offrire alla divinità- anche gli animali. Innumerevoli le manifestazioni con animali che ogni si svolgono in Italia, al nord , al centro e al sud. Con il patrocinio, in qualche caso, della criminalità organizzata.
Il Convegno organizzato dalla Commissione Diritto degli esseri animali presso il COA di Milano, svoltosi mercoledì 9 aprile in modalità webinar, ci ha fatto abbandonare quella visione della questione animale poetica, sentimentale, che rimanda a certa cinematografia o letteratura e dalla quale dobbiamo affrancarci se vogliamo portare avanti una discussione seria. I relatori che si sono succeduti hanno condotto i tanti partecipanti ad abbandonare la superficie per immergersi sino a raggiungere le profondità più buie della questione animale dove nuotano minacciose credenze religiose, popolari, luoghi comuni e soprattutto tanta ignoranza. Ma il pericolo maggiore che abita queste profondità si chiama criminalità, anche e soprattutto organizzata. Un mostro camaleontico che puoi incontrare sotto forma di combattimenti tra animali, commercio e importazioni di specie protette, traffico illegale di fauna selvatica, di cani, racket dell’accattonaggio, gestione dei canili, allevamenti abusivi, macellazione clandestina.
L’avv. Glauco Gasperini, componente della Commissione Diritto degli esseri animali ha raccontato di una casistica giurisprudenziale che parte dalla ormai lontanissima-e forse antichissima-legge n.189/2004 per giungere sino ai giorni nostri, dove il riformato art. 9 della Costituzione ha illuso i più facendo credere che il tempo delle barbarie in danno degli animali fosse finito. Riprendendo una riflessione del prof. Fabio Fasani (ordinario di diritto penale presso l’università di Pavia) il collega Gasperini ha sottolineato come l’attuale normativa penale non sia affatto allineata alla richiamata riforma costituzionale.
Il Dott. Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia LAV, ha evidenziato quanto forte sia il rapporto mafie/animali. Una sorta di maltrattamento organizzato di animali, una fattispecie associativa di reato in loro danno. Il controllo degli animali come veicolo di profitto economico. Nelle sue più diverse declinazioni che comprendono il controllo dei pascoli, anche di quelli abusivi, il controllo del commercio delle carni, il controllo del settore pesca. Il traffico di cuccioli, della fauna selvatica.
L’avvocato Domenico Aiello, Responsabile tutela giuridica della Natura per il WWF Italia, si è concentrato proprio su questo traffico illegale della fauna selvatica, che si consolida al quarto posto nella classifica mondiale dei traffici della criminalità organizzata. Ha evidenziato chi siano i principali protagonisti di questo traffico (cacciatori e pescatori di frodo, bracconieri), ha tracciato la complessa catena criminale attraverso la quale si realizzano questi reati, l’impatto sull’ambiente, quali sono gli animali maggiormente coinvolti e quale siano le norme di riferimento e contrasto all’odioso fenomeno.
Non poteva mancare nell’ambito di un tale convegno uno sguardo alla piaga del doping. Ne ha parlato il Direttore del Dipartimento prevenzione e contrasto al doping nel settore equino, Dott. Germano Di Corinto. Un forma di maltrattamento non solo odiosa ma vergognosa, anche per le modalità con cui si manifesta. E tra le forme di doping quella più pericolosa è il doping “fai da te”, che intacca in modo irreversibile il metabolismo dell’animale. Il Dott. Di Corinto rivolge un appello alle coscienze prima che al legislatore e alla magistratura. Nessuna forma di contrasto potrà essere risolutiva se non accompagnata o preceduta da un autentico progresso cultuale che modifichi la nostra percezione degli animali quali oggetti da sfruttare.
Proprio il tema del rapporto uomo/animale ha rappresentato il cuore dell’intervento del Dott. Giovanni Giacobbe Giacobbe, psicologo, e Garante regionale per la Sicilia della tutela e benessere animale. Parole severe e pienamente condivisibili quelle del Dott. Giacobbe che partendo dalla normativa in tema di produzione e allevamento di animali (in particolare cani) ha evidenziato come anche questa (il riferimento è alla legge n. 349 del 23 agosto 1993) risulti non allineata a quello che è oggi la modificata relazione uomo -cane. Quest’ultimo spesso inconsciamente idealizzato quale surrogato della nostra affettività, di quello che cerchiamo e che non siamo. Una sorta sorta di protesi identitaria. Di fruitore naturale di ossitocina in grado di inquinare il settore cinofilo che negli anni è diventato un business. Un business che strizza l’occhio a questa pericolosa tendenza di considerare l’animale diversamente da quello che invero rappresenta. Fino ad arrivare, e di tanto personalmente rabbrividisco, a desiderare il cane “generico” du una altro tipo di cane. Come si fa con i famaci.
L’appuntamento è al prossimo convegno della Commissione Diritti degli esseri animali, che si terrà il 10 giugno p.v. Vi aspettiamo.