November 24, 2023

CARNE COLTIVATA, PROVO A CAPIRCI QUALCOSA

Il tema di indagine corre su due piani. Uno scientifico, l’altro giuridico. Entrambi complessi. Il primo più del secondo. Partiamo da questo.

La carne coltivata, anzi a base cellulare, è un alimento proteico ricavato da un processo di coltivazione in vitro di cellule staminali animali, estratte attraverso una biopsia da animali vivi e fatte crescere, le cellule, all’interno di bioreattori.

Tutti, immagino, hanno capito perfettamente di cosa si tratti. Io no. E allora provo a documentarmi. Leggo che da una sola cellula si possono ottenere fino a 10 mila chili di carne in poche settimane. Mi pare un’alternativa a quello che è l’inferno degli allevamenti intensivi. Non sarebbe poco ma quali i vantaggi e quali gli svantaggi? Quali le criticità?  E poi il benessere animale viene davvero tutelato?

Se invece di prendersi a botte davanti al Parlamento ci spiegassero proprio queste, le criticità, quanti dubbi in meno avremmo. Le criticità ci sono. Soprattutto nulla pare sia scontato e acquisito. Anche le previsioni più confortanti devono essere confermate. Nulla è come sembra o si vuole fare sembrare, sia da parte dei sostenitori della carne cellulare che da quella dei suoi detrattori. Una cosa è però inconfutabile. Limitarsi ad assistere a penosi teatrini televisivi dove, salvo qualche eccezione, discettano controfigure di comparse non aiuta a comprendere. E solo dopo avere compreso ciascun consumatore potrà prendere una propria personale posizione e dirigere le proprie scelte che non è detto si escludano reciprocamente.

Mi auguro, ma ci credo poco, che nelle scuole il tema venga affrontato. Non è di poco conto. Ma temo che non sia previsto nei vetusti programmi ministeriali. E dunque non rimane che fare da soli, purtroppo. Ma questa volta  rete e  web  possono essere nostri  alleati contro il pericolo, sempre in agguato, di leggi manifesto. Portatrici di promesse che mai si realizzeranno. Che ci portano a considerare come nemico colui che ci propone qualcosa che turba le coscienze, magari opponendo un divieto che travestiamo da diritto (cit. Tomaso Epidendio). Quello di difendere una tradizione (leggi “interesse”), per esempio. Un diritto che viene imposto, senza dire che cosa comporta. Un trionfo della retorica. Enfatizzare qualcosa per occultarne un’altra. Una tecnica legislativa spesso usata. Vengo al piano giuridico.

L’Unione Europea nasce per creare un mercato, appunto europeo, privo di barriere così che le merci possano viaggiare e scambiarsi. E dunque nel rispetto delle regole a tutela dei consumatori nessuna autorità può impedire lo scambio dei prodotti. E l’ostacolo maggiore era ed è rappresentato dalle leggi nazionali o dalla gelosia nazionale. Quella “gelosia nazionale” travestita da tradizione (che la carne cellulare non scalfirà) che viola uno dei principi del diritto dell’Unione europea e del mercato interno. Principio della libera circolazione delle merci.  Con l’aggravante che di carne cellulare o sintetica non è ancora dato parlarne in Europa ma il solo pensiero porta finanche a infrangere quella procedura che avrebbe imposto al nostro Governo di inviare il progetto normativo in fieri alla Commissione perché ne accertasse la non incompatibilità con il principio della libera circolazione delle merci. La tempistica giocava contro i sostenitori del progetto dal momento che si rischiava un pit stop fino a 18 mesi.  Una violazione che potrebbe fare aprire una procedura di infrazione a nostro carico e che rimane comunque sconsiderata  dal momento che, se e qualora un giorno la carne cellulare dovesse diventare realtà, ne rimarrebbe inibita solo lItalia che comunque nulla potrà per contestare l’importazione della stessa all’interno dei nostri confini. Anche su questo ci aspettiamo chiarezza. Non è tema di poco conto.


fp