April 11, 2024

LA FALSA PROMESSA DEL CANE IN UFFICIO

Ci risiamo. Ennesimo trionfo, questa volta celebrato in favore della prestigiosa Università Milano Bicocca. Il merito è l’avere permesso ai propri  dipendenti

di portare cani e gatti in ufficio. Non certo unica, l’università Bicocca sceglie la strada che altri enti hanno deciso di intraprendere. Come non gioire davanti a tanta disponibilità? Se non gioire, credo sia legittimo esprimere qualche perplessità su queste ammalianti iniziative.

Come ho già detto in altre occasioni, il pesce rosso, la gallina, il maialino vietnamita,  il coniglio, la pecora non sono contemplati. Ancora una volta esprimiamo una evidente preferenza per cani e gatti. Prendiamone atto.

Si leggerebbe nella nota dell’Università milanese che i dipendenti potranno godere della compagnia del proprio amico a quattro zampe, senza domandarsi però se il godimento è reciproco. E francamente non credo lo sia sempre e comunque. Temo che si continui a ragionare sugli animali con il sapere e sentimento di noi umani dimenticando colposamente che si tratta di esseri certo meravigliosi ma diversi da noi. Facciamo davvero fatica a non antropomorfizzare. Ancora una volta l’animale umano dispone per e dell’’animale non umano. Anche di questo prendiamone atto.

Non dimentichiamoci -sopita l’esultanza- che tale “liberi tutti” prevede comunque una autorizzazione formale per quanto riguarda la pubblica amministrazione e la benevolenza o empatia  del datore di lavoro nel settore privato. E, nel caso specifico di Bicocca, trattandosi di uffici condivisi alla autorizzazione deve “essere aggiunto il consenso formale degli altri occupanti della stanza

Dunque l’ufficio diventa una sorta di spaccato di un mondo ideale, meraviglioso, quasi bucolico. Immagino il professore che, fatta la domanda in sede di esame allo studente del proprio corso, chiede di potersi assentare giusto un attimo per raccogliere le deiezioni del proprio amato cane costretto a restare fermo -e magari sotto la scrivania- per tutta la interminabile sessione di esame. Immagino il silenzio che caratterizza la biblioteca infranto dall’incomprensione, legittima, di due cani “seduti” poco distanti che poco si prendono. Capita.

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi per tutti i diversi ambienti lavorativi. Per quanto riguarda Bicocca leggo che il regolamento prevede che l’animale oltre a non essere affetto da disfunzioni comportamentali non deve mostrare aggressività verso le persone o gli altri animali.

E chi lo decide? Chi valuta queste attitudini? Occorre l’ennesimo patentino?

Evidentemente chi scrive vive in un altro e diverso mondo, fatto di continue e infinite diatribe condominiali (che non poche volte finiscono davanti al giudice penale), di aree cani dove accadono liti furibonde tra i naturali destinatari delle stesse e i loro accompagnatori. Dove per andare a mangiare una pizza con il tuo cane e devi ricevere la bolla papale del proprietario del locale. Dove con cadenza settimanale si legge di aggressioni importanti di alcuni cani in danno di altri, umani compresi.

E allora dobbiamo metterci d’accordo, non dimenticando mai il principio del bilanciamento degli opposti interessi. Chi ha empatia e chi non ha il medesimo sentimento per un cane o gatto che sia. Impariamo a rispettarci reciprocamente.

I nostri animali domestici ricevano oggi adeguata tutela, certamente perfettibile. Possono viaggiare con noi in treno, in aereo, sul traghetto. Hanno visto riconosciuta la loro presenza all’interno dei condominii (anche se è aumentato il contenzioso condominiale per la loro presenza). Tutto questo è invece ignoto ai randagi, che vengono massacrati sulle strade e ivi lasciati, in barba ad ogni norma e soprattutto in spregio ad una pietà che è dovuta anche per loro. Poi ci sono gli animali invisibili. Un mondo a parte. Dei quali ci si ricorda in occasione di talune festività. Come quelle appena trascorse.

I problemi della “questione animale”, sono altri. E più seri.